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2013-06-12

Di un viaggio interminabile, di posti invisitabili, di fotografie



Safeport - 2515

L'aria di Safeport odora di morte. Di marcio, di putrescenza, di bruciato. Ti si impiglia in gola, fino a farti pizzicare gli occhi, e senti l'irrefrenabile istinto di sputare, di scacciare via dalle mucose irritate quel qualcosa che un Corer non conosce, e che ti soffoca fino a farti lacrimare gli occhi. Ma, forse, non è l'aria del posto. Forse è l'aria che io respiro, in questo momento.
E' l'idea di ciò che sto per fare, mentre sporco la pelle di terra, i capelli di grasso, indosso abiti da uomo.
E' tutto il silenzio che c'è tra me e Jim, tra un accordo e l'altro.
E' l'effetto collaterale della soddisfazione perversa che solo una vendetta maturata, lentamente, nel tempo può dare

"Ti scopriranno. Ricorda che devi stare zitta..ma ti scopriranno comunque, cazzo"
"Passami il berretto, per favore. Hai portato i guanti?"
"No"

Do un'occhiata alle mie belle mani, liscie e curate, sottili e bianche. Le guardo come se stessero per togliermele a colpi di mannaia, l'ultimo sguardo che un amante destinerebbe alla propria amata prima di salire al patibolo. Sospirando, le immergo nella polvere, prima di rinchiuderle nel buio delle tasche di un cappotto troppo largo, troppo unto, troppo...troppo.

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Eleria - 2510

Era un'ombra sottile, una scura imitazione di se stessa. Vestita di nero, le guance scavate dal dolore, gli occhi spenti, era incapace di articolar parola da quelle labbra smunte. La gente era scivolata via in un opportuno e contegnoso silenzio, dopo la funzione, ma lei era rimasta li a fissare la lapide di marmo chiaro, la fotografia contenuta nel rettangolo d'ottone, il nome in rilievo sulla superficie. Non sentiva niente. L'odore dei fiori, il vento tra i cipressi, il parlottare sommesso poco oltre. Niente. Alyssa non riusciva a staccare il proprio sguardo da quello, fotografato, di Daniel. Eppure lo desiderava, Dio solo sa quanto. Jim era li vicino, e forse davvero era uno dei pochi che potesse realmente capirla.

"A che ora sarà, domani, il funerale di Kurt?" la voce roca, di lei, a rompere il silenzio.
"Alle sette" aveva risposto, altrettanto stancamente, l'uomo.
"Va bene"
"Alyssa.."
"..."
"Giuro su Dio, su Daniel, su Kurt. Giuro che troverò Robert...e che pagherà tutto quanto. Tutto"

Alyssa non poteva parlare. Il cuore si era spaccato di nuovo, e sanguinava copiosamente. Di rimando, gli occhi, avevano ricominciato a piangere. Jim si allontanò, lasciandola li da sola. Lui aveva perso un fratello, lei il proprio uomo...non c'era bisogno di aggiungere altro, bastavano quei silenzi, per comunicare.

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Nella vecchia stanza di Alyssa, nascosto sotto il letto, c'è un foglio elettronico scarico da tempo. Nella memoria è presente un'unico elemento, una fotografia. Ritrae un gruppo di razzi, quasi tutti più o meno sulle ventina. Lei è abbracciata a Daniel, nell'angolo sinistro, ed entrambi sorridono. Jim è poco oltre, appoggia la spalla su un ragazzo a cui somiglia moltissimo e che fa una smorfia. Kurt. Samuel, invece, è defilato, ma è l'unico che apre le braccia davanti all'obiettivo, quasi volesse abbracciare chi li osserva. Robert è sul lato destro, e guarda schifato Samuel. Una mano in tasca, il braccio appoggiato contro il muretto.
La foto è li, impolverata e vecchia, sotto il letto. Assieme a un passato neanche troppo lontano. Ad una rabbia che non si è ridotta, non è scomparsa...è solo li, che dorme. Assieme ai ricordi, assieme alla polvere.

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