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2013-06-06

Di rapimenti, di capezzoli, di vecchie conoscenze


"Myar è stara rapita"

Non c'è mai un limite al peggio, anche quando pensi di aver toccato il fondo, improvvisamente ti ritrovi carponi a scavare, per scendere ancora un pò più giù. Vabbè, alla fine che ti resta da fare? Lasci tua madre nelle mani di Pam e torni al Ranch, per vedere d'essere d'aiuto in qualche modo nelle ricerche. In realtà sai benissimo di essere utile come una ciabatta in un ghiacciaio, ma alla fine torni comunque.
Sei uno straccio, un impiastro confuso di stanchezza, preoccupazione e delusione per tutto ciò che ti sta accadendo. Senti il peso degli eventi attorno al collo, stringerti come una garrota, è il corpo stesso a non poterne più di tutte queste cattive notizie. E poi rialzi gli occhi, tra la folla che ti ha accompagnato durante tutto il viaggio, e vedi una mano sottile alzata. E occhi scuri. E un certo sorriso. Chayo si prenderà cura di te, facendoti ubriacare, rimanendo sobria sobrio per tenerti d'occhio. Non è il tipo di amico che faresti conoscere ai tuoi...ma è il tipo di amico che ti ci vuole, per come sei fatta tu.

"Sai...ho sempre pensato che le stelle fossero dei capezzoli"


Di quella sera ho ricordi stemperati nel Rhum, di me e lui che giochiamo a campanaro lungo la strada, di qualcuno che mi guarda il culo, di francobolli speciali e riflessioni profonde. Le dita sporche di polvere, le labbra impastate di sonno, alcol, cazzate. Avrei dormito a terra, perchè da li potevo vedere le stelle, e Chayo   saltellare tra un quadrato e l'altro, tentando di rispettare le regole del gioco. Ma no, non si poteva. Il mio angelo custode era pieno di tatuaggi, di imbarazzo e di paura, e mentre mi rialzava da terra mi ha attaccato addosso un pezzetto del suo passato, un suo ricordo. Con lui funziona cosi...si baratta.


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Mimi è qui, il capo ce l'ha riportata. Era combinata male, ma fortunatamente nulla che non si potesse curare con qualche flebo idratante e un pò di cicatrizzante. Per le ferite dell'anima, invece, ci vorrà più tempo. Nel silenzio discreto dell'infermeria, mentre la medicavo, mi ha raccontato cosa le hanno detto, come ha trascorso gli ultimi giorni. Vorrei essere abbastanza forte da eliminare, fisicamente, chiunque sia coinvolto in questa faccenda. Ma i miei limiti sono tutti qui, in queste dita da medico piuttosto che da soldato o da criminale. Odio, sentirmi cosi impotente. Ho tante cose da raccontarle, tanti aggiornamenti. Ma non è questo il momento, lei ha bisogno di riposare..ed anch'io, a dirla tutta.


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"Chi è?"
"Alyssa...sono io"

Ci sono voci che non dimentichi, anche se non le senti da anni. Voci che si accumulano nelle pieghe dell'orecchio, si innestano nei pensieri e rimango li, latenti, finchè non ci pensa una chiamata a risvegliarle. Te le senti pulsare nelle tempie, assieme a tutti i ricordi che si tirano dietro. La voce di Jim Fletcher, incurvata nell'accento di  Eleira, roca e quasi strascicata, la risento accanto a quella di Daniel, intrecciata a quella di Sam. Rivedo la "cantina", l'odore di olio e grasso di motore misto a quello della birra...Per un attimo, un attimo solo, il cuore si ferma. Rimane li immobile come un cretino, non capacitandosi bene di quanto stia accadendo. Ci pensa Jim a dargli una spinta, un calcio ben assestato tra i ventricoli per consentirgli di ripartire

"L'ho trovato. E' con Sam. E sono a Safeport"
" A..Safeport dove?"
"In un'infermeria. Hanno avuto un incidente"

Per un pò non ci diciamo niente. Rimaniamo zitti, incerti su come continuare. Anche stavolta, è Jim a prendere in mano la situazione

"Io ho intenzione di andare li"

Non c'è bisogno che mi specifichi bene a fare cosa, perchè sappiamo entrambi qual è il punto, dove si andrà a parare. Ed alla fine, con una punta d'eccitazione e una brutta nausea che si fa prepotentemente largo nel mio esofago, mi sorprendo a rispondergli

"Ok. Passa a prendermi"


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