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2013-05-18

Di cimiteri, di uomini importanti, di ricordi




Mio padre era un professore. Di lettere, per la precisione. E ho ereditato molte cose, da lui, tra cui anche il temperamento. E' sempre stato fiero del fatto che fossi una testa calda, perchè lo considerava il nostro marchio di fabbrica, ciò che caratterizzava la famiglia. A differenza di mia madre, Corer nell'anima, lui era cresciuto a Greenfield, assieme a sua sorella Mary. E del Border aveva assorbito lo spirito, la giovialità, quella certa franchezza nei modi.
Quando Daniel aveva iniziato a frequentare casa nostra lui lo aveva accolto a braccia aperte. Quel bambino, figlio di una coppia infelice, che passava più tempo a tirarsi contro le cose che a prendersi cura di lui, lo aveva intenerito e commosso. Era stato lui a dirmi di essere gentile e di invitarlo a giocare con me, di pazientare anche se mi rompeva le bambole, e succedeva che mi tirasse i capelli. Gliele perdonava tutte e Daniel, dal canto suo, ricambiava questo affetto con altrettanta tenerezza. Anche da grande Patrick Morrigan  era rimasto un pò il suo punto di riferimento, il suo confessore, il padre e l'amico.
La sera dell'incidente, quando il "piano facile" si rivelò tutt'altro che tale...Papà fu il primo ad accorrere sul posto. Avevo iniziato da poco, l'Università. E avevo capito che la ferita era grave, che non avrei potuto fare niente. Ma...non riuscivo a staccarmi da terra, non riuscivo ad allontanarmi anche se il corpo era ormai freddo, e gli occhi avevano perso ogni scintillio di vita. Continuavo a premere le mani contro, per arrestare l'emorragia...mi dovette sollevare di forza da terra, mentre continuavo a gridare e urlare, e mettere in un canto sul ciglio della strada

"Alyssa...è morto"
"Non è vero! Non è vero!"
"Alyssa..."
"Daniel!"
"Alyssa...non puoi fare niente"



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Horyzon - Clinica Blue Sun - 2512

Il ritmo cadenzato dell'ecocardiografo sembra scandire il tempo, nella stanza immacolata, avvolta dalla penombra. Patrick è sdraiato nel letto, un camice verde in carta tessuto a coprirlo, il viso scavato dalla malattia e dalla stanchezza. L'uomo è intubato, tiene gli occhi socchiusi, e di tanto in tanto un respiro un pò più forte lo fa rantolare. Alyssa è seduta sul bordo del letto, e tiene tra le sue una mano dell'uomo, sul dorso qua e la sono sparse le macchie viola, segni delle flebo. L'accarezza piano, con delicatezza, quasi temesse di romperla. Nell'aria si respira quell'atmosfera di calma e rassegnazione che accompagna le malattie terminali. E' un dolore cortese, quasi pacato, al quale ti sei preparato da giorni, e che  ti da modo di gestire i sentimenti in maniera ammirevole. La madre di Alyssa si è assentata  dal capezzale del marito, stremata è uscita ad informare amici e parenti della situazione dell'uomo che, adesso, riapre gli occhi azzurri posandoli sulla figura sottile della ragazza.

"Vuoi un pò d'acqua, papà?"
L'uomo fa cenno di si, con la testa. Lei abbandona la mano, per un'istante, prendendo con la destra un bicchiere sul comodino. Pazientemente lo avvicina alla bocca dell'uomo, attendendo che beva. E' calma, quasi distaccata, e sorride spesso quando lui incrocia gli occhi con i suoi

"Vai un pò a riposare, Aly"
"Mi sto già riposando, sto con te"

Una pausa di silenzio, e un sospiro. Alyssa riprende a carezzargli la mano, con dolcezza, tenendola sul proprio grembo

"Sai...ripensavo a quella volta...quanti anni avevi? Quando sei caduta dalla moto..."
"Quattordici"
"Si...Eri diventata pigra. Volevi che ti leggessi io, i libri"
"Sciocchezze, era perchè avevo il braccio rotto e non potevo.."
"No no, eri proprio pigra"
"No...era che mi piaceva il modo che avevi di raccontare le cose"

Solleva la mano, portandola al viso, premendo piano le labbra sulla pelle sottile, in un bacio morbido.
Patrick rimane zitto, ma sorride anche lui.

"Alyssa..quella notte..non è stata colpa tua"
"Lo so"
"Continui a dimenticartelo, però. Continui a stare male"

Lei non risponde. Le si sono riempiti gli occhi di lacrime, ma non dice niente. Continua a cullare quella mano, e a ricoprirla di baci, come fosse un bambino.

"Il mio unico rammarico è che non potrò vederti diventare medico..."
"..Papà.."
"...ma sarai un bravo medico, ne sono sicuro.."

Il silenzio sembrava interminabile, e le lacrime stavano li a grappolo, nella gola di entrambi. Ma poi Patrick sorrise, e carezzo piano il  viso della figlia

"Cantami qualcosa. Per favore"

Lei aveva ingoiato, lentamente, dolorosamente. Grattato via la malinconia con un colpo di tosse, fatto entrare aria nuova nei polmoni. E iniziato a canticchiare, a voce bassa

"Somewhere over the rainbow, way up high..There's a land that I heard of, once in a lullaby.."






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Yindù - Cimitero - 2515

La lapide è bianca, talmente pulita e lucida che sembra quasi bella a vedersi. I fiori finti, appena ti avvicini, sbuffano una nuvoletta di essenza. E a lei la cosa fa sorridere, ripensando ai prati di Greenfield. Si  è  inginocchiata a terra, gli occhi fissi sulla foto incorniciata nel marmo, che le sorride a sua volta. Rimane in silenzio, senza dire niente, senza fare nulla, il vento che muove piano le ciocche rosse che le incorniciano il viso. Il discorso che fa, lo fa tutto nella sua testa.

"Ciao papà, innanzitutto..stiamo bene. Mamma e zia stanno bene, non devi preoccuparti perchè a loro penso io. Non vengo a trovarti spesso, ma so che sei da qualche parte, dentro di me, e sei sufficientemente aggiornato. Abito a Greenfield ora...non so se ai tuoi tempi la gente si carezzasse cosi spesso, con le pistole, ma ai miei tempi...beh, c'è da divertirsi. Ho gente nuova, nella mia vita. Gente che si prende cura di me, e che mi vuole bene. E sono..utile, sai? Non tanto coi lavori della fattoria, ma come medico me la cavo. Sono felice, papà, come volevi tu. Ti piacerebbero, sai? Specie Myar. Noi..non ci siamo nascosti mai niente, e se  fossi qui ti avrei detto di Nash. A mamma non lo dico, non capirebbe. Ma tu si. A quanto pare il mio cuore batte ancora, da qualche parte...però ci andrò cauta comunque. Non si sa mai. Insomma..potrebbero essere farfalle nello stomaco...o semplice brontolio da fame. Staremo a vedere. Ti voglio bene, papà, sempre tanto. Anche se ultimamente ho fatto cose avventate e mi avresti sgridato. Anche se non posso dirtelo a voce, te ne voglio comunque.."

E poi si rischiara la gola, respira. E tra lo stupore di chi le sta intorno, comincia a canticchiare..


"...Away above the chimney tops..That's where you'll find me" 



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