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2013-05-17

Di commiati, di sbarchi, di liquori


Durante il viaggio non ho fatto altre che girare e rigirare il c-pad tra le mani. Ho ripensato a tutto quello che è successo in questi giorni, che mi si è accumulato tra i pensieri come nodi che finalmente arrivano al pettine. Non ho pianto, davanti a nessuno. Perchè non è un addio, è solo un rispondere a doveri che ho ignorato da tempo. E ho bisogno di sistemare delle cose, di ritrovare un pò di calma. Però, ogni volta che abbasso gli occhi, al polso c'è il bracciale in pelle, e mi viene in mente Myar.
Ogni volta che apro il c-pad leggo un certo messaggio..ed entrambe le volte, mi sembra che mi si distacchi il cuore dall'aorta.

"In quale parte di mondo sei?"
"In quella che ti ricomprende"


Eleria  - Yindù - 2515




Alyssa se ne sta seduta davanti al tavolino del the, ma lo sguardo è piuttosto  assente. ha raccolto i capelli in uno chignon, un acconciatura semplice, che le mette in evidenza il collo elegante. Le mani sono ferme, sul grembo, e annuisce distrattamente all'anziana madre. Indossa un qipao verde smeraldo, essenziale e rigoroso e sembra davvero un'altra persona. La madre è intenta a versare il the, e solo quando si accorge di quanto zucchero stia mettendo la donna solleva una mano, e finalmente parla

"Basta cosi, grazie"
"In cinese, Alyssa. Sai che non sopporto sentirti parlare in quella lingua"

Lei sorride, e ripete l'indicazione in cinese. L'accento cambia, si modula attorno alla sua bocca, defluisce in cadenze nuove, morbide e sussurrate.

"Sei una cattiva figlia. Non vieni mai a trovarmi. Dovresti.."

Al "dovresti" lei si è già distratta. Tornare li è come tornare indietro nel tempo. La casa è pregna di ricordi, infilati nel legno, negli scricchiolii dei mobili, sotto i tappeti d'epoca. La casa di Daniel è sempre li, accanto alla sua, ma non vi abita più nessuno da tempo. Si solleva da terra, avvicinandosi alla finestra. Poggia la mano contro il vetro freddo e scruta fuori, lungo il viale. E poi, all'improvviso, ricorda. All'improvviso sorride.


Eleria - Yindù - 2549



La bambina ci aveva pensato a lungo, in quei giorni. Se ne era persino discusso, in casa, e alla fine aveva preso una decisione. Cosi, quel pomeriggio, s'era preparata con cura. Aveva indossato il suo vestito migliore, con pizzi color crema e un delizioso fiocco, e si era pettinata a lungo i rossi capelli. Imbracciata Kaila, la sua bambola di pezza, era uscita fuori di casa nel primo pomeriggio. L'aria era satura dell'odore dei grappoli di glicine, schiusi per buona parte, che cresceva al limitare delle due case. Le scarpette di vernice affondavano appena, nel manto erboso delle aiuole, mentre proseguiva rapida e spedita verso il bambino. Biondo, testa piuttosto spettinata, ginocchio vistosamente sbucciato, stava seduto sul gradino della propria abitazione, in tempo a contemplare il silenzioso pellegrinaggio delle formiche, proprio vicino ai suoi piedi. Alyssa si fermò davanti a lui, dandogli il tempo di sollevare gli occhi, in uno sguardo sorpreso quanto incerto. Il piccolo bastoncino che il bambino teneva in bocca, e rigirava tra i denti, sfuggì via dalle labbra, appena sgranate dallo stupore nel ritrovarsela lì

"Ciao! Io sono Alyssa...ti andrebbe di giocare con me?"
Silenzio. Un lungo, prolungato silenzio.
"Ma...tu sei una femmina"
Si sa...certe osservazioni non sono mai molto brillanti. Alyssa assume un'espressione piuttosto perplessa, quasi incerta. E si da persino un'occhiata, per sincerarsene, prima di rispondere
"Beh...si"
"I maschi non giocano con le femmine"
"Ah.."
Si, adesso è davvero, davvero delusa. Deglutisce, e si sforza comunque di sorridere.
"Ok. Beh, allora..Ciao eh"
S'è girata, pronta ad andare via. Ha mosso qualche passo, e solo allora lui si è rialzato.
"...Però...se proprio ti senti sola. Credo di poter giocare un pò con te. Niente bambole però"

Il sorriso che lei gli aveva rivolto, girandosi, era qualcosa che Daniel avrebbe ricordato per molti anni a venire. Un piccolo raggio di sole, coinvolgente e pieno di vita, in grado di farti dimenticare tutti i crucci, i problemi, le cose tristi.
E alla fine, quel giorno, avevano giocato con le bambole.

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"Dovresti andare a trovare tuo padre, Alyssa"

La voce della madre, di nuovo, a rubarle i pensieri. Lei si volta a guardarla, annuisce. Ha gli occhi un pò velati, e l'espressione malinconica. Ma il sorriso le incurva, comunque, le labbra

"Si..ci vado domani mattina"

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"Pam? Sono io.."
"Aly! Ma da quanto tempo...dove sei?"
"Sono qui, a Yindù. Sei in zona?"
"Certo che si, dove vuoi che vada.."
"Ti va di uscire stasera?"
"Si, cosi mi aggiorni..è da un bel pò che non ci si vede, mh?"
"Una vita intera"
"Che ti andrebbe di fare?"
"Qualsiasi cosa va bene..."
"Mh. Conosco quel tono. Andiamo a bere, va.."

Qualsiasi cosa. Per non pensare, per anestetizzare la mente. Qualsiasi cosa.




Non siamo ubriache. Siamo diversamente sobrie.



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