Pagine

2013-06-02

Di onde d'urto, di bambole, di volontariato aggratis

29 Maggio 2515



"Sta per morire"
"Stiamo tutti per morire, decennio più, decennio meno. Vorrei sapere quanto.."
"Otto, nove mesi. Un anno, se il corpo reagisce alle cure come dovrebbe"
"Capisco. La ringrazio"

Mentre lei si allontanava il Dottor Huei ebbe di nuovo la sensazione, sgradevole e persino un pò inquietante, più volte avvertita nel corso delle ultime settimane, che Alyssa non fosse normale. Che non vi fosse niente di naturale nel suo modo di reagire ad un certo tipo di notizie. Negli anni gli era capitato innumerevoli volte di dover parlare alle famiglie, e dire loro che al paziente non restava molto tempo davanti. C'era chi si disperava, chi si arrabbiava, chi si chiudeva nel mutismo più assoluto assumendo l'espressione di una cane bastonato, chi perdeva i sensi, chi iniziava a chiedere pareri alternativi, proporre cure. Alyssa no. Lei era rimasta tranquilla, la fronte perfettamente liscia, serena,  con quel lieve accenno di sorriso agli angoli della bocca come se non avessero fatto altro che conversare amabilmente del tempo o dell'ultimo spettacolo in scena al più vicino Teatro. Sembrava che la morte le scivolasse addosso come un'ombra, senza segnarne il corpo nè lo spirito, era immune dalla paura, per lo meno di quel tipo di paura. Aveva voltato le spalle all'uomo, proseguendo verso la stanza dove era ricoverata la madre, e lui era rimasto a contemplarne la figura snella e la chioma vermiglia sistemata con ordine lungo le spalle sottili,  sparire oltre la porta. Le aveva, infine, dedicato un ultimo, spocchioso pensiero:

"Quella donna soffre di alessitimia, e non ha alcuna intenzione di guarirne"

---

30 Maggio 2515 - Pomeriggio


"Trauma addominale da schiacciamento!"
"..frattura degli arti inferiori e.."
"Dottor Kingsely in Chirurgia, il Dottor Kingsely è atteso in Chirurgia"
"Svelti con quelle barelle!"
"Noi..noi lavoriamo assieme, stavamo cercando un posto per vedere meglio la parata e..d'un tratto abbiamo sentito un violento impatto. Non ha nessuno.."
"Ferita al petto e alle gambe, arto destro in parte mancante, probabile lesione della spina dorsale"
"Stiamo cercando di liberare più letti possibili, tutti gli interventi meno gravi sono rimandati"

Si pensa che il danno maggiore, quando esplode una bomba, lo causi la deflagrazione quando in realtà non è proprio cosi. L'esplosione è solo l'inizio, il "bello" viene dopo.
C'è il panico, l'istinto di sopravvivenza che porta la gente a correre via, ad allontanarsi, a spingersi gli uni con gli altri.
C'è lo shock di chi ha visto morire chi aveva accanto a sè, si ritrova spruzzato di sangue sui vestiti, brandelli di tessuti addosso, di chi viene bruscamente proiettato in uno scenario psichedelico fatto di grida, sirene, lamenti, confusione.
C'è la paura, che scuote gli apparati nervosi, e quelli circolatori e, a dirla tutta, anche quelli escretori dandoti
di conseguenza pazienti che hanno una crisi nervosa, un collasso od un infarto o che, semplicemente, si son cagati addosso.

L'esplosione si era sentita sino all'Ospedale, e solo uno stupido avrebbe potuto confonderla con le detonazioni, ben più modeste, tipiche dei festeggiamenti di quella giornata. Molte persone erano affacciate alle finestre quando iniziò ad arrivare la prima ondata di feriti, dopotutto anche quella era una "parata" sebbene fosse più macabra, più frettolosa, più singolare a vedersi. In un silenzio surreale ed esterrefatto la gente guardava quel fiume di ambulanze e barelle sfociare nel gruppetto dei medici all'esterno, che freneticamente si muoveva ad accogliere i nuovi arrivati. Indubbiamente, nei volti di chi guardava, c'era il dispiacere per quanto successo...ma molti di loro, forse vergognandosene, sentivano dilagare nel petto anche qualcosa di inopportuno per la situazione, di irrispettoso.
Perchè la loro sventura, l'esser relegati in quelle mura per cause di forza maggiore, aveva fatto perder loro quell'evento.
Donne e uomini, in quel momento, assaporavano febbrilmente un forte, spaventoso, senso di sollievo ripetendosi costantemente "Io non ero li"
Alyssa si staccò dal vetro cedendo il proprio posto al curioso di turno, diretta al pronto soccorso, rimboccandosi le maniche del maglione nero.


---

31 Maggio  2515 - Notte

Il Dottor Jinx Huei se ne stava in disparte, nella saletta d'attesa di fronte la sala operatoria, gli occhi persi nel vuoto, l'espressione stanca e tirata, e un certo senso di nausea fermo sulla punta della lingua. La luce rossa fissa indicava che li dentro un intervento era in corso, ma l'uomo teneva la testa china, verso il pavimento, e le mani raccolte e intrecciate, quasi stesse pregando. Non aveva sentito Alyssa arrivare, e non si accorse di lei finchè  non gli fu accanto. Gli tendeva un bicchiere di carta, colmo di caffè nero, il fumo risaliva in lente spirali, arrivando a carezzare il volto imperturbabile della donna.
Per un pò non si dissero niente, ognuno pensò alle sue occupazioni. Niente grazie, niente prego, niente convenevoli, lui bevve il caffè e lei gli si sedette accanto.


"..L'ho vista aiutare, oggi. In pronto soccorso.."
"Ho solo fatto il mio dovere"
"E' solo questo, che fa? Il proprio...dovere?"
"..."
"C'è mia moglie, li dentro"
"..."
"Ha perso..il bambino e..stanno tentando di.."
"..."
"Non credo di riuscire a tollerare di..perdere lei..e.."
"..."

Lui parla, parla, parla. Le parole si spezzano, si sfaldano in singhiozzi, tornano ad accavallarsi su quelle labbra tremanti, pallide e stanche. Alyssa non dice niente, rimane a guardare la luce rossa, che muta colore, diviene verde. Proprio quando l'uomo non ne può più di tutto quel silenzio e sbotta, contro di lei

"Ma perchè le dico tutto questo?! Lei non capisce..non sente un cazzo, lei non capisce! Non ha..."
"Dottor Huei, abbiamo finito. Sua moglie è salva. Certo dovrà.."

I discorsi si accavallano, si mescolano. La donna rimane seduta, lasciando che i due uomini parlino tra di loro, si confrontino. Quando il chirurgo si allontana, Jinx torna a voltarsi verso Alyssa. Sollevato, felice..e persino rammaricato di quanto appena detto

"Io..."
"No, davvero. Non si preoccupi. Comprendo perfettamente."

La ragazza si rialza, allungandogli un sorriso, e si allontana prima ancora che lui possa formulare scuse e arrampicarsi sugli specchi finendo col cadere a terra e sfracellarsi. Dopotutto, c'è già la moglie ferita, in quella famiglia.


--

"Sono meno impressionabile di quanto possa sembrare, Huck..credo che la morte per un dottore sia solo un passaggio da uno stato all'altro. I corpi non sono che bambole di pezza, peraltro fatte con pezza scadente, che si rovina subito"
"Pezza scadente, già. Tengo d'occhio i corer uccisi alla torre. Ogni tanto appendono qualcuno che conosco"
"Pezza che tentiamo disperatamente di riparare, in tutti i modi...senza riuscirci fino in fondo. Perchè altri bambini cattivi vengono a strappartela dalle mani.."

Mi è venuto in mente Huck, e il discorso sulle bambole di pezza. 
Chissà se ha finito il Whiskey. 
Chissà se era alla parata.
Chissà se alla parata c'era anche Paul.
E Anya. E Edan. E il professore. E Maya. E Lars.
Dovrei scrivere loro...ma di molti non ho il contatto.
Dovrei cercarli...ma non stanotte. Non ho la forza di affrontare una nuova ondata di fantasmi.
Domani, domani sarò forte abbastanza. O forse dopodomani.

Huei ha ragione, io non capisco, io non sento, io non posso capire.


0 commenti:

Posta un commento